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Equilibrio dinamico



"Ogni passo che scegliamo di fare, può portarci a scoprire come sentirci più’ vivi."

Varanasi o Benares, novembre 2023, rimetto i miei piedi in India, dopo pochi mesi dall’ultimo viaggio, scegliendo una delle città più sacre, non solo al mondo induista, come prima tappa. Adagiata sulle rive del Gange, la città vivente più antica al mondo, attraversa le sue giornate immersa nel caos che prende vita negli stretti vicoli, trasformandola in un mercato senza ne inizio ne fine. Negozi che diventano strade, stracci e giornali come tavoli,  per vendere ogni oggetto immaginato o no, esseri umani che urlano, si spingono, si accalcano, tra mille colori, odori, templi, mucche, cani e scimmie ladre, mentre il silenzio della morte, che dalle sponde del fiume, ci ricorda la sua  incessante presenza. Fuochi che senza interruzione completano il percorso di chi, da tutta l’India, è venuto qui a Benares come ultima tappa di questa vita, seguendo un sentiero antico che indica questo luogo come destinazione finale privilegiata nel viaggio dell’anima.

Un posto speciale, nella mia vita,  da sempre lo occupa il viaggio, nella sua accezione più ampia, guidato dalla domanda che ho imparato ad usare per  orientarmi, chi sono io, conduce per mano  sia la mia esplorazione personale, che la curiosità a scoprire  luoghi, posti, che risuonano come un eco dentro di me.

Imparare a dare voce alla propria anima, vuol dire imparare ad ascoltarsi, tra una moltitudine di processi, pensieri che si ripetono e parole che affollano il nostro quotidiano, cogliendo la differenza tra ciò che è semplice abitudine e ciò che invece ha un significato profondo ed essenziale. Come se imparassimo a togliere antichi ed invisibili occhiali calati sugli occhi, scoprendo solo allora come ci restituissero della realtà,  solo certe possibili visioni, una piccola porzione, mentre l’orizzonte è molto più vasto. Così intenti, sogni che normalmente dentro di noi prendevano solo alcune forme, prevedendo solo certe strade, riescono a trovare la forza e la consapevolezza di dirigersi su sentieri diversi.


Laura, entra nel mio studio raccontandomi di come un’altra volta quasi senza pensarci, per la relazione intrecciata con un uomo che viveva in città diversa dalla sua, ha scelto di ricominciare tutto daccapo, lasciando tutto ciò che conosceva, la città dove viveva da sei anni, un lavoro che la soddisfaceva, un quotidiano fatto di persone che lei chiamava famiglia. Quando arriva in studio è spaesata, arrabbiata con se stessa, tutto il suo mondo oggi è rappresentato solo da lui, che se nei primi mesi era comprensivo, ora comincia a rimandarle la fatica di sostenerla per ogni scelta o non scelta che lei deve fare. Ci sono voluti più incontri per comprendere cosa, da sempre,  spinge Laura a fare scelte senza quasi  pensarci. Nella sua storia familiare, soprattutto femminile, i significati che la governano è cambia velocemente prima che sia la vita a imporsi. Laura aveva 5 anni quando i suoi genitori hanno divorziato, aveva 7 anni quando la mamma si è risposta con un uomo aggressivo, aveva 11 anni quando il papà cambiando città ha smesso di essere presente. Quel dolore e quella paura di ritrovarsi all’improvviso e senza possibilità di decidere dentro a scelte fatte da altri, l’ha convinta che era meglio anticipare. Così senza accorgersene ha affidato alla scelta, anche improvvisa, il suo senso di protezione.


Capitolo secondo

Come farfalle voliamo sulla superficie del mare senza mai poterci posare. Massimo Cavalieri

Ognuno di noi costruisce il proprio io, scoprendo il modo di far emergere, dare vita, inseguire, portare alla luce i propri sogni, la propria immaginazione, attraverso il confronto con relazioni importanti e significative, che ci istruiscono e ci indicano quale è lo spazio di movimento, emotivo,  fisico, riflessivo, dentro cui alleniamo le nostre qualità, le nostre potenzialità. Ogni essere umano ha due bisogni essenziali, quello di appartenere, essere parte del gruppo familiare, sentirsi amato, accolto, protetto, incluso e quello di manifestare  ciò che nel suo essere sono le proprie caratteristiche, talenti, la sua unicità. Entrambe queste due dimensioni appartengono alla dimensione dell’anima. La prima determina come la seconda prenderà forma, si disegnerà, che colori potrà usare, che prospettive potrà immaginare. Il modo in cui verremo amati, accolti, protetti, sostenuti  traccerà  dentro di noi quei sentieri fatti di significati che andranno a costruire le fondamenta su cui costruiremo la nostra casa nel mondo.

Ci sono emozioni che hanno abitato dentro la mia vita ogni volta che aprivo strade nuove. Ogni volta che sentivo il desiderio di muovermi verso ciò che non conoscevo e che mi attirava, quasi nell’immediato sorgeva un senso di malinconia, nostalgia, per ciò che lasciavo, un senso di colpa derivante dall’abbandonare quello che mi era familiare. Attirandomi a guardare più in dietro che non in avanti, era un richiamo proveniente da qualche forza che mi teneva fermo lì nel conosciuto, spesso confusa con pazienza o attenzione. Ho impiegato anni per comprenderne la sua natura. Apparteneva  a persone della mia famiglia, a partire dai mie bisnonni, che in tempi diversi avevano lasciato, con dolore e sofferenza, la loro terra natia, costruendosi dentro il proprio cuore un luogo magico, spettacolare, fatto di passato, un luogo che nella realtà non era mai esistito. Un luogo dove tornare ogni volta per distogliere, per un istante, gli occhi dalla durezza del loro presente.  Fare pace con quella nostalgia, recuperandola, mi ha permesso di riconoscere la loro forza nel partire, nel non subire un destino già scritto, provando a darsi e a dare a chi veniva dopo di loro, un’altra opportunità diversa senza alcuna certezza. Ho imparato ad apprezzare il loro coraggio, la tenacia, la caparbietà che ritrovo oggi come parti di me. Oggi quella tristezza, e non è stato sempre così, la considero parte del mio modo di amare, la vivo come un’amica che mi indica quello che ha un valore per me. Oggi separarmi anche per un viaggio non rappresenta più un dramma, la curiosità si è colorata aprendo le sue ali.

"Siamo sopravvissuti, finché arriva il momento per tutti di imparare a vivere."

Angela e Marco arrivano in studio, sono in crisi, lei non sa più cosa vuole da questa relazione, sposati, due figli maschi piccoli, hanno costruito  il loro tempo insieme dedicandosi l’uno all’altro, aiutandosi a scoprire quale era il loro posto. Nella vita, nel lavoro. Uniti, finché alla nascita del secondo figlio, e la decisione di comprare casa ha cambiato tutto. Oggi sembra che si odino. Entrambi vengono da famiglie che hanno fatto passare l’amore attraverso la durezza del linguaggio, le richieste di fare sempre di più, di eccellere. Gente che aveva nel lavoro la sua priorità, non aveva tempo per altro. Lei con una madre imprenditrice, poca disponibile alla relazione affettiva, lui con un padre padrone, dove Marco era il solo a difendere sua madre. Per Angela e Marco, tutto si è ritrasformato in una battaglia conosciuta, in una prova di forza, quell’alleanza ha lasciato il posto ad un dolore antico, ad una rabbia profonda.

"Se vuoi conoscere il tuo passato, sapere che cosa ti ha causato, allora osservati nel tuo presente, che è l’effetto del passato.Se vuoi conoscere il tuo futuro, ciò che ti porterà,allora osservati nel tuo presente, che è la causadel tuo futuro." – H. Esse Siddhartha

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