"Libertà non ha che vedere con il fare quello si vuole, bensì intraprendere quella strada possibile rispetto al momento che stiamo vivendo"
Rimango ancora meravigliato di come nella stanza di terapia le persone arrivino così apparentemente indifese nei confronti degli eventi della vita. Sembra che capacità, risorse, riflessioni forgiati in anni di esperienze risultino come vani di fronte ad una verità che da sempre e’ di fronte ai loro occhi, l’esistenza è un continuo cambiamento, la nostra stessa coscienza muta istante dopo istante. Lo sgomento, la paura, il disorientamento che spesso si accompagnano ai vissuti delle persone risuonano dentro di me in un misto di tenerezza e compassione.
Eppure arrivano nello spazio terapeutico proprio per concedersi la possibilità di raccontare la loro vulnerabilità, le loro fragilità, le loro contraddizioni, togliendosi per un istante quelle solite maschere, che nel quotidiano sembrano funzionare, provando ad aprirsi con sincerità e onesta’ ad un se’ nascosto dentro di loro. Perdita, mancanza, sentirsi senza via di uscita, la percezione di vuoto a cui sembra impossibile rispondere, sono tra le tante motivazioni, derivanti da eventi spesso dolorosi, che guidano l’individuo verso la terapia, nella ricerca di chiavi di coscienza nuove per rispondere in maniera altra alla vita. Le domande che ci poniamo diventano allora, semi e riflessioni che ci aiutano a camminare in maniera diversa sul sentiero che stiamo percorrendo.
"Niente se ne va prima di averci insegnato ciò che dobbiamo imparare" ( Budda)
Anna ha una malattia che non lascia speranze, arriva in studio disperata perché sente di non avere più tempo da dedicare a ciò’ che ama di più, suo figlio. E’ spaventata, devastata, arrabbiata con la vita, non ha un compagno, madre singol, da sempre, si è arrangiata da sola. Ed ora che può fare? Si rivolge a me non perché ma perché non sa dove altro andare a sfogarsi, raccontarsi urlare. Comincia così una storia toccante, dove la malattia, il cancro, verdetto tante volte che non concede appello, apre orizzonti su temi come la vita, la morte, la paura, l’amare, il lasciare andare il controllo, il dover salutare chi ci è accanto, guidandoci nel riconoscere la differenza tra essenziale e superfluo, perché il tempo che rimane non è così infinito.
Il dialogo con le emozioni che Anna prova, apre ad un confronto serrato, vero, intenso, da cui ne è nato un viaggio che ha cambiato la sua idea di essere sola, recuperando significati, ricordi, trovando un ordine, un posto a tanti vissuti che erano rimasti lì in sospeso nel caos dentro di lei. Nel ritrovarsi a ridere, piangere Anna troverà la forza di ricontattare persone importanti che erano state cancellate apparentemente dalla sua esistenza.
"La morte non è l’opposto della vita, ma parte di essa" (H. Murakami).
Dialoghi su significati diversi, io esisto, tu esisti
Quante volte la perdita improvvisa, prevista, inaspettata, di una persona, di un ruolo, ha messo in crisi la nostra idea di vita, pensieri caotici, contraddittori, dove anche il non farcela, il gettare la spugna diventava una possibilità. Eppure quella crisi così dura può trasformarsi in una sfida che la vita ci dona per evolvere, crescere, per cogliere, conoscere aspetti di un io altro, facendo emergere parti di un se nascosto.
Credo profondamente che ogni essere umano aspiri ad un senso di gioia, ad una vita appagante, soddisfacente dove l’ anima possa esprimersi giocando con l’esistenza.
Stefania e Marco vengono in studio hanno un bambino di 22 mesi. Dalla nascita del piccolo lei ha sentito Marco allontanarsi, da quello che lei avrebbe avuto bisogno, presenza e vicinanza. Marco per lavoro poteva esserci solo nei weekend e neanche sempre. Marco ha fatto i salti mortali, il lavoro lo portava spesso fuori città, provava ad esserci con la convinzione di non essere mai abbastanza presente. Marco tratta le emozioni di Stefania come fastidi da sistemare, non le comprende, non riesce a capirle e soprattutto a gestirle. Sarà un incidente che li porterà da me, la morte della sorella di lei, improvvisa, inaspettata, sorella che si era sostituita ai due genitori portatori di una diversità importante, la sordità.
La perdita di rituali consolidati, costruiti nel tempo, la telefonata, il progettare condiviso, il poter contare sulla presenza dell’altro, costringe in un senso di mancanza, una percezione di fragilità e vulnerabilità.
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